Case Nuove - Novello
La vicina risalita (S1-2) ci porta sulla strada comunale per Novello, da cui, con un ultimo strappo (S2) attraverso i vigneti della Ravera, possiamo raggiungere con una deviazione il paese e la sua invidiabile vista a 360° (il detto “soma sempre an mira ‘d Novel”, tradotto in italiano “siamo sempre in vista di Novello”, significa che per quanta strada tu faccia alla fine non sei mai andato davvero distante, perché ancora si vede Novello!). A Novello i ruderi del monastero del Podio e della chiesa di San Rocco raccontano un passato glorioso, rinverdito dai fasti del castello neogotico, frutto della visionaria architettura dello Schellino, il Gaudì di Dogliani.
Il nostro percorso principale svolta però a destra poco dopo l’immissione, per imboccare l’antica strada vicinale di Terlo, noto vigneto di Barolo, che corre in piano fino al paese, con appena dei morbidi saliscendi a seguire le onde della collina. Anche a Barolo dunque arriviamo dall’alto, da via Vittorio Veneto, proprio sopra la storica Cantina Pira, sulla piazza superiore del paese. La via che scende verso il basso corre tra le case e le palazzine liberty dell’ampliamento ottocentesco del borgo, mentre al successivo bivio ci si inoltra nel tessuto medioevale del paese che termina sulla rocca col Castello Falletti (oggi WiMu – Museo del Vino e Enoteca Regionale del Barolo), la parrocchiale e la confraternita a riassumere l’essenza di ogni borgo di Langa.
Nel Castello Falletti, grazie alla Marchesa Giulia Colbert, nacque il Barolo moderno… o meglio è una delle tre culle storiche, con Grinzane Cavour per opera del Conte Camillo Benso e Verduno con il Re Carlo Alberto. La Marchesa va però ricordata anche per le innumerevoli opere di beneficenza a cui consacrò la sua lunga vita vedovile (orfani, ragazze madri, carcerate, etc.) e per il sostegno (lei che era della Vandea) alle idee e ai moti risorgimentali (accolse e tenne a servizio come bibliotecario Silvio Pellico). Per la Chiesa di Roma, Giulia Falletti è oggi beata e, come si dice, ormai in odore di santità, accanto ai tanti santi sociali dell’800 (da Don Bosco a Cottolengo, per citare i due più noti). Imperdibile è poi anche il Museo del Cavatappi, iniziativa privata del collezionista Paolo Annoni, che ha reso fruibile a tutti la sua incredibile raccolta. Il nostro percorso prosegue dalla piazza alta, a cui dunque ritorniamo dopo il doveroso tour del paese, per uscire in direzione Alba e, superata la rotonda per Novello (prima uscita), imboccare poco dopo via Bergesia sulla sinistra, che precipita (D3) dai Cannubi (uno dei più importanti cru di tutto il Barolo) nella sottostante conca.
Dal crinale dei Cannubi lo sguardo si posa sulla infinita collina di La Morra, la regina del Barolo, con i suoi 513 metri, argine e baluardo dei freddi venti della pianura cuneese, vera artefice del microclima di questa microzona così unica e irripetibile. Ecco davanti a noi i cru di Sarmassa, Fossati, Cerequio, La Serra e Brunate, desiderati da tutti i collezionisti per la loro inconfondibile eleganza. Dalla conca risaliamo subito dopo in capezzagna tra i filari di Sarmassa e Cerequio (S2) per arrivare alla piccola borgata, che oggi ospita un relais di charme immerso nei vigneti.
La successiva salita che ci porterà a La Morra è una delle più ripide di tutte le Langhe (S3 estrema, per fortuna in asfalto), salendo praticamente dritta fino al bivio della Fontanazza (da cui se si scende a destra si raggiunge dopo poco la Cappella del Barolo, pazza idea Pop-Art di Sol Le Witt e David Tremlett), per poi correre lungo la costa della collina e, finalmente, immettersi in paese con un ultimo strappo (S2).
La Morra merita di essere percorsa tutta, partendo dai bastioni per poi addentrarsi tra la griglia di vie a scacchiera che risalgono fino alla torre campanaria (come a Monforte, ultimo lacerto del castello scomparso). La piazza che tutti conoscono come “del Belvedere” ben giustifica il suo nome, aprendosi a volo di uccello su tutti i vigneti del Barolo. Una buona mappatura permette di identificare i paesi che punteggiano le colline, mentre la linea più scura proprio all’orizzonte è già l’impalpabile confine tra Piemonte e Liguria, tra colline e mare. La Statua del Vignaiolo ha giusto quest’anno rivelato un classico “segreto” da langhetti nel basamento: bottiglie e bottiglie di Barolo (dell’anno in cui fu eretta) lasciate lì, nascoste in segreto, a felicità dei fortunati ritrovatori e a maggiore memoria dei produttori!
Da La Morra usciamo verso Verduno per imboccare dopo pochi chilometri di asfalto il bivio sterrato di Loreto sulla destra, che ci porterà alla cappella omonima (alla nostra destra) in discesa (D1), per poi proseguire fino a intersecare nuovamente la provinciale e, dopo 1 km, prendere a sinistra la salita dell’acquedotto, che ridiscende (D1) sul paese di Verduno.