Superiamo dunque il paese in direzione San Benedetto e procediamo su asfalto fino al bivio segnalato a destra, poi in discesa (D2), per proseguire in sterrata fino al bivio a sinistra che scende nel rittano (D2) e, oltre il guado, risale nel bosco (S2) per imboccare la carraia in piano a sinistra. Ci si immette nella comunale asfaltata a destra per la borgata Sant’Anna, da dove si imbocca, a sinistra, il viottolo lungo il muro di cinta della prima cascina, che scende bruscamente (D3) nel successivo rittano. Si risale per un centinaio di metri per proseguire in piano fino alla frazione Scaroni, da cui si riprende l’asfalto verso questo borgo fenogliano per eccellenza.
Una buona cartellonistica ripercorre tutti i luoghi e le vicende narrati da Fenoglio nei suoi racconti e nel romanzo breve “Un Giorno di Fuoco”. Ecco la privativa di Placido, la piazza dove la macchina sgommava facendo la spola con Gorzegno, la casa della Maestra, il cimitero… tutto qui ci parla dello scrittore e molto in Fenoglio ci racconta di San Benedetto.
Da ammirare poi i resti dell’abbazia benedettina con l’arco di accesso al borgo fortificato e la piacevole discesa al fiume, tra sentiero e scalinata. Qui i bivi di Mimberghe, Cadilù e Lunetta conservano gli echi delle sue storie (su tutte “Pioggia e la Sposa”) e le tre borgate meritano una visita non frettolosa. Superiamo il Belbo sul ponte carraio e imbocchiamo la prima strada a sinistra che risale erta (D3), ma asfaltata, sul versante più scosceso della valle: il panorama si apre e permette di cogliere il volume del paesino benedettino in tutte le sue forme medioevali. Giunti in cresta, lo spartiacque ci offre la vista della lontana Valle Tanaro, circondata ormai dalle Alpi Marittime e della romantica torre di Murazzano. Imbocchiamo a destra la statale per prendere quindi subito a sinistra il bivio per il Parco Safari e, poco dopo, superato il colmo, trovare a destra la nostra via di cresta di erba e ciottoli che corre sul crinale del Passo della Bossola. La via, maestosa per panorama e altitudine, procede dapprima in piano e poi in brusca discesa (D3) fino al passo, dove si ricongiunge alla statale per il tratto dell’incrocio e subito riprende a sinistra, proseguendo in cresta nel bosco (attenzione al successivo trivio: andare dritti restando in cresta), fino all’impianto industriale della Basic2. Lasciamo la fabbrica alla nostra sinistra e attraversiamo il cortile di asfalto per proseguire fino alla chiesa di San Rocco, da dove saliamo (D1-2 asfalto) nuovamente sullo spartiacque per giungere infine, dall’alto, a Bossolasco (alla fine della strada si gira a sinistra e si imbocca la via principale all’altezza della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, da cui si entra praticamente nel borgo).
Bossolasco è il paese dei pittori (il Gruppo dei Sei) e delle loro storiche insegne. Fenoglio, come mezza Alba, ci veniva in villeggiatura d’estate, mentre d’inverno - incredibile! - qui sorgeva l’unico impianto sciistico delle Langhe! Il paese è romantico di rose e case recuperate con gusto: l’antico Palazzo Balestrino ci parla dei legami liguri dei Marchesi del Carretto, mentre la parrocchiale, fortemente rimaneggiata, meritava forse maggiori attenzioni.
In uscita verso Serravalle e Alba non può mancare una sosta alla celebre Fontana Azzurra per poi, poco dopo, lasciare la statale e imboccare il bivio a sinistra, che scende in sterrata, prima dolcemente tra i campi, per poi precipitare nel bosco (D3 estremo) fino al rittano e risalire al sole dei campi verso la bella cappella campestre di San Lorenzo. Qui si svolta a destra e poi subito a sinistra, su asfalto, in località Pratonoero, per risalire verso Serravalle Langhe, andando a destra al primo bivio sterrato, di nuovo a destra dopo un paio di chilometri su asfalto e, infine, in salita (S1) sulla statale all’ingresso del borgo.
Serravalle Langhe, come dice il nome, sbarra il passo alla strada di cresta (la statale delle Langhe, erede forse di quella Via Magistra Langarum che aprirono i Romani), ma perse il castello medioevale nel XVI sec. Nel borgo resta però il bel palazzotto, oggi municipio, e, soprattutto, l’antico Oratorio di San Michele (sec. XII, da notare il rosone di arenaria e gli affreschi quattrocenteschi). Si prosegue dalla piazza del Municipio per via Baudana e, giunti al fondo, si tiene la sinistra (via Monte Vacca) e si prosegue lungo la discesa asfaltata (via Braia, D1) fino al bivio a destra, in erba, che ci porterà (ad ogni bivio bisogna tenere la destra fino al rio) alla più ripida ed estrema delle discese sui rittani: quella sul rio Inferno (nomen omen), che scorre sì placido tra pareti di arenaria, ma al fondo di una profonda forra fangosa da percorrere con molta attenzione.
La risalita (S3) sino alla provinciale di fronte alla Cappella di San Lorenzo di Roddino, seppur meno ripida, più larga e meno fangosa, è comunque molto impegnativa. Giunti alla provinciale, giriamo a sinistra e percorriamo il crinale che ormai si affaccia come balcone naturale sui vigneti più famosi d’Italia, sino a raggiungere il piccolo borgo, vera vedetta sulla Langa del Barolo.